sabato 26 aprile 2014

Margaret Bourke - White.. chi? parte I



In attesa che i miei amici continuino a pensare alle loro vacanze e volerle condividere con noi, voglio pensare ad un nuovo progetto.
L'anno scorso ho seguito un breve corso di fotografia che mi ha dato molte soddisfazioni , per cui devo ringraziare la biblioteca rionale di "Cassina Anna" (Milano) che lo ha organizzato.
Tra i vari argomenti trattati, abbiamo visto brevemente alcune figure di fotografi famosi.
Mi colpirono molto le fotografie di Margaret Bourke - White (1904 - 1971) .
Ritengo che ci sia sempre bisogno di figure femminili forti; donne che nonostante tutto sono riuscite ad occupare un posticino nella Storia.
Ho spulciato accuratamente la sua autobiografia (con i limiti ovvi che comporta ) e voglio condividerlo con voi!

Buona lettura!!
         
                                                     

Come spesso accade nella vita ci si trova di fronte a bivii che determineranno il nostro destino anche se sul momento non ce ne accorgiamo.

Margaret si appassionò fin da piccola alla biologia ed anche il suo indirizzo universitario imboccò quella strada.
Ma proprio mantenersi agli studi, la portò sulla strada della fotografia professionistica; fortunatamente non trovò lavoro come cameriera!
Perciò dovette arrangiarsi e scattò alcune foto del campus organizzando nel periodo natalizio un banchetto fuori dalla sala mensa dove vendette il materiale sviluppato. Le foto ebbero un successo tale che organizzò uno staff di venditori che lavorava a percentuale.

Avendo già ricevuto un'offerta di lavoro come biologa dal Museo di Storia Naturale di New York, decise di capire quale delle due strade facesse davvero per lei.
Prese quindi appuntamento in uno grosso studio di architetti di New York ("York e Sawyer") ed una volta uscita da lì ebbe le rassicurazioni necessarie che ovunque fosse andata avrebbe di sicuro trovato lavoro come fotografa d'architettura.

Finito quindi il college si diresse a Cleveland dove le cose girarono per il verso giusto:un piccolo studio casalingo e soprattutto fu libera di sperimentare il suo stile. 
Ebbe in mente fin da subito l'idea di fotografare  le acciaierie che dal suo punto di vista erano specchio della sua epoca ed evocavano una grande forza e vitalità.

Finalmente nel '28, all'età di 21 anni, realizzò il suo sogno entrando nelle acciaierie Otis.
Ma l'inesperienza e i limiti tecnici diedero le prime delusioni perchè dalle fotografie scattate non emergeva la potenza , la bellezza e l'emozione che invece aveva sperimentato di persona.
Nessuno prima di lei, tra l'altro, aveva avuto un progetto simile: dare un tocco artistico a ciò che niente di più lontano dall'arte potesse essere.

Grazie alla collaborazione di due pionieri della tecnologia del flash e della carta per la stampa riuscì nel suo intento e  vendette al padrone della fabbrica 8 foto a 100 dollari l'una, ma cosa molto più importante fu contattata dal TIME.

Eccola di nuovo davanti ad un bivio: andare a New York o attendere che un primo contatto con la General Motors diventasse qualcosa di più concreto?

Inizialmente infatti il Time si occupava solo di politica e quindi non rientrava nel suo campo di interesse. Quando però Henry Luce le presentò il progetto di un nuovo settimanale che si sarebbe occupato di industria ed economia e dove la fotografia avrebbe assunto un ruolo molto importante, entusiasta, accettò di lavorarci fin da subito ( e la rivista non aveva ancora neanche un nome!).

Le copie "pilota" ebbero un buon esito e la rivista partì con un nome ben augurante: Fortune.
Siamo nel 1929, sei anni dopo arrivò anche la rivista LIFE.

Tra i servizi da realizzare ci fu quello per il restauro del salone principale della First National Bank di Boston. D'accordo con il capo elettricista della First  si diedero appuntamento notturno per scattare fotografie tranquillamente senza il via vai di persone che solitamente affollava la banca.
Furono sorpresi quando entrati nell'androne lo trovarono affollatissimo: "funzionari ed impiegati che correvano dappertutto, parlottavano, si siedevano alle scrivanie e all'improvviso schizzavano qua e là pieni di appunti".(cit. "Il mio ritratto", 2003, Ed. Contrasto Due, 336 p., ill., brossura)
La crisi del ' 29 era iniziata e la sorte della rivista era incerta ma dopo una riunione d'emergenza decisero di proseguire comunque con la pubblicazione ed il primo numero uscì nel febbraio del 1930 .