venerdì 13 settembre 2013

In Cammino con Ornella!


Vi piace camminare? Allora direi che questa nuova meta potrebbe fare per voi.
Io potrei camminare per ore… ma non fatemi fare le scale perché quelle le odio.. sono come Po (il panda protagonista di kung- fu panda)
Forse avrete capito che stiamo parlando del "cammino di Santiago". Un signor viaggio, di sicuro non una vacanza.
Posso solo immaginare la fatica e gli ostacoli che si possano incontrare lungo il cammino. Immagino che il risultato valga la pena.
Ovviamente scordiamo gli alberghi a 4 stelle e tuffi in piscina e teniamo anche presente che ad una bella giornata può susseguirsi un temporale.
Mettiamo pure un paio di scarpe robuste e cominciamo ad incamminarci…

-          Intanto , che tratta  hai coperto?

Il primo tratto del Cammino del Nord – partenza da Irun e arrivo a Comillas - lungo tutti i Paesi Baschi e quasi tutta la Cantabria.


           Di solito quando torno da un viaggio che mi è rimasto dentro, mi capita che un odore o un sapore mi riporti indietro e me ne faccia sentire una grande nostalgia. Qual è l’odore, il sapore, il colore, il rumore che ti porti da questa vacanza? (puoi rispondere a tutto, o a qualcosa)

Credo che camminando per tanti giorni il corpo sviluppi notevolmente i 5 sensi che in altre situazioni noi non ‘ascoltiamo’…
Il profumo delle piante di eucaliptus e di fico, e le balle di fieno che emanano un odore acre di mosto hanno segnato il mio olfatto in modo indelebile…
Il sapore di pane e tortillas, accompagnato da una cerveza (birra), ormai sono tutt’uno con quelle giornate …
I colori del cielo che ti accompagnano dall’alba al tramonto sono la cornice di quelle giornate…
Il suono delle onde del mare e lo scampanellare delle mucche sparse nelle colline silenziose sono state la compagnia più piacevole, dall’alba al tramonto…

Che tipo di preparazione c’è dietro ad un viaggio del genere?

Se intendi una preparazione fisica il discorso è molto soggettivo.
L’importante è non essere una persona sedentaria e avere una discreta predisposizione a camminare. Se poi pratichi anche qualche attività fisica, ti può tornare utile per la muscolatura delle gambe e per il fiato (in caso di tratti in salita).
Devi tenere presente che porterai con te sulle spalle uno zaino che mediamente non dovrebbe superare gli 8/10 kg.
E’ importante quindi non soffrire di problemi alla schiena e alle ginocchia, perché potresti avere delle sorprese.
Un consiglio che mi sento di dare è ‘preparare i piedi’ al Cammino, ossia prevenire la comparsa delle dolorose ‘vesciche’ che la maggior parte dei Pellegrini sperimenta sulla propria pelle.
Io ho usato per circa uno/due mesi prima della partenza ‘burro di karitè’ per massaggiare la sera i piedi e rendere così la pelle elastica… ma non è detto che malgrado il trattamento le vesciche ti vengano comunque!

È un viaggio per tutti? Oppure si devono avere determinate caratteristiche?

Potenzialmente è un viaggio adatto a tutti: dal ventenne al settantenne...
In realtà occorrono delle caratteristiche di base:
-          molto molto spirito di adattamento (non a tutti piace dormire in camerate, più o meno stipate e non sempre pulite; servizi igienici in condivisione spesso insufficienti; ‘roncadores’ che non sempre ti permettono di dormire tranquillo; sveglia mattiniera tra le 5 e le 6 quando molti cominciano a svegliarsi e a prepararsi per partire per evitare le ore calde della mattinata).
-          Ottimismo, perché puoi trovare la giornata di sole caldo e la giornata di pioggia battente… e in genere si procede comunque…
-          Perseveranza e coraggio: a volte si può anche sbagliare strada e occorre tornare indietro… niente paura, c’è sempre qualcuno che ti aiuta e ti riporta sulla strada giusta.

Che tipo di persone si incontrano in questo viaggio?

Innanzitutto persone che provengono da ogni parte del mondo…. spagnoli, francesi, inglesi, olandesi, russi, tedeschi, coreani e australiani…. Ma pur non conoscendo le lingue ci si comprende…
L’età anagrafica varia dai 20 anni ai 70 anni, ma tutti in genere ne dimostrano di meno…
Le professioni sono le più diverse… studenti, impiegati, operai, professionisti, insegnanti, dirigenti e persino pensionati….
La caratteristica di buona parte dei pellegrini è la positività e la cordialità che emanano…. (anche se non mancano i timidi, gli sbruffoni e i solitari…)
Ognuno ha il suo motivo per cui ha iniziato il Cammino… chi per una ricerca spirituale (in prevalenza cattolici, ma anche qualche buddista), chi per turismo, chi cerca un allenamento sportivo, chi perché ama la natura e il semplice camminare, chi desidera conoscere persone nuove, chi ricerca la pace fisica e psicologica, chi perché è stato lasciato dal proprio compagno/a, chi ha voluto provare perché è rimasto impressionato dal racconto di un amico… 

Qual è l’incontro o l’evento che più ti ha colpito.

In generale gli incontri si incrociano, si perdono e si ritrovano con una casualità e con un sottile disegno che alla fine del viaggio ti sorprendono.
Ma l’esperienza che più mi ha colpita in questo Cammino è stata l’ospitalità e l’accoglienza di un anziano hospitalero già segnalato sulla nostra guida di Terre di mezzo!
In una valle silenziosa, nel paesino di Guemes, abbiamo raggiunto un ostello dove abbiamo vissuto una giornata indimenticabile… in un clima di semplicità e serenità padre Ernesto ci ha ospitato e intrattenuto come mai avevamo provato…
Eravamo in 75 pellegrini stanchi ed affamati e lui, dopo averci sistemato in camere comode, pulite ed confortevoli ci ha saziati con pranzo, cena e colazione degni di un ristorante, pur nella loro semplicità (zuppe di aglio e di uovo e spezie, pastasciutta saporita, sardine alla brace, ceci e buon vino).
Ci ha radunato in un salone pieno di foto e ricordi dei suoi viaggi in Sudafrica e Sudamerica e ci ha raccontato la sua storia e quella dell’ostello (che già era stata la sua casa), ci ha parlato del Cammino e ha presentato agli altri i casi ‘particolari’ dei pellegrini giunti lì in quel giorno. 
Per un giorno ci siamo sentiti un tutt’uno con le piccole gioie e le miserie umane di ciascuno, ma serenamente in pace col mondo….

E come al solito un commento libero.

Ho scelto di percorrere il mio primo Cammino l’anno scorso, a cinquantun anni, ma credo che sia un’esperienza che, almeno una volta nella vita, valga la pena di provare…
A qualsiasi età (dai 18 agli 80 anni) … e non ha importanza per quale motivo e con che finalità …
Un anziano amico pellegrino mi ha scritto (parole che condivido pienamente):
"Non è importante ciò che  c'è all' inizio o alla fine del Cammino,  ma quello che sta in mezzo; è più importante l'atto di andare, che non l'arrivo, ciò che succede durante e non agli estremi... come forse nella vita...
E nel cammino l'incontro, la comunicazione vengono da se’, tutti sono immersi in esperienze analoghe, con le medesime disavventure, gli stessi piccoli problemi: trovare l'acqua più vicina, saper com’è un rifugio, quanto manca alla  fine di una tappa... tutti conoscono allo stesso modo la confortante visione dell'albergue, la fatica, il caldo, la pioggia, le vesciche ai piedi. Sono cose che sul cammino hanno un significato, e che costituiscono uno straordinario collante tra le persone. C’è come una sorta di naturale sintonia, e così  scambiare una parola con chi ti cammina a fianco, anche se non lo hai mai visto prima, diventa naturale e intenso, o anche sedersi di fronte a un paesaggio, in silenzio, di fianco a un compagno di strada...
Sul cammino non ci si sente mai davvero soli.
Ho ricevuto da questo cammino come una esperienza sempre in-conclusa ed in-esaurita perché ripetibile ex novo: ogni passo accadeva per la prima volta, accadeva per la scoperta, per l'oblio, per la riscoperta".

Ringraziamo per queste intense risposte Ornella che mi hanno fatto venire la pelle d'oca... e chissà di re - intervistarla magari l'anno prossimo con il suo nuovo bagaglio di esperienze.

martedì 10 settembre 2013

In Giappone con Cristina



Buongiorno a tutti!
e con questa bell'arietta freschina vi accompagno assieme a Cristina per il suo tour giapponese.
Piccola premessa.
Io e Cristina ci conoscemmo un pò di tempo fa quando pischelline aspettavamo l'inizio della lezione di Geografia del prof. Giacomo Corna Pellegrini presso l'Università degli Studi di Milano.
Da quella prima lezione il professore ci inculcò, da subito, che il viaggio inizia prima di viaggiare e chissà non fosse stato per lui magari saremmo state due viaggiatrici diverse.
Ma bando alle ciance sentimentali diciamo subito che la "nostra" decise oramai quasi 5 anni fa - auguri cri! - di scegliere come meta per il viaggio di nozze il Giappone.
Si 5 anni fa, ma non importa, perchè queste piccole interviste vogliono essere un omaggio al viaggio al di là delle piccole modifiche temporali. Un tentativo di vivere emozioni per interposta persona. Per le restanti notizie ci sono sempre le guide turistiche.
Chi di voi non ha passato l'infanzia con i cartoni animati giapponesi.. io per esempio quando giocavo volevo il numero 10 perchè era quello di Holly ! (Holly & Benjii)
Per cui è forse uno dei paesi con cui l'immaginario di tutti noi a fatto più o meno i conti.

- Intanto di quali città stiamo parlando?

Tokyo – Hakone – Takayama – Kanazawa – Nara - Kyoto






 




- Di solito quando torno da un viaggio che mi è rimasto dentro,  mi capita che un odore o un sapore mi riporti indietro e me ne faccia sentire una grande nostalgia. Qual è l’odore, il sapore, il colore , il rumore che ti porti da questa vacanza? 


Più cose… E’ molto difficile circoscrivere tutto ciò che è in grado, più o meno inavvertitamente, di ricordarmi il Giappone. Qualche esempio…
Il profumo della zuppa di Miso*, quando mi capita di cenare al ristorante giapponese: so che potrebbe sembrare un’ovvietà ma devi considerare che, tra tutti i cibi che vengono via via messi in tavola, il miso è l’unico che sembra catapultarmi nelle emozioni/sensazioni provate durante quel viaggio. Al pari del miso, cito anche il profumo del te verde (quello vero, non i surrogati che ti propongono le grandi marche!)e il sapore della salsa azuki.
Per quanto riguarda i rumori, senza dubbio tutti quei gingle e siglette da cartoni animati che qui da noi si sentono raramente ma che in Giappone accompagnano ogni atto della vita quotidiana, dagli annunci alla stazione alle comunicazioni in ascensore… 


- cosa deve aspettarsi un occidentale,e con quale spirito è meglio approcciare questo viaggio?




Un occidentale che parta del tutto a digiuno (ma credo che la cosa, in parte valga anche per quelli che come me sono cresciuti a pane e cartoni animati/fumetti giapponesi) deve attendersi un mondo alieno e svincolato da tutto ciò a cui siamo comunemente abituati. Anche se si fa gran parlare dell’occidentalizzazione delle culture dell’estremo oriente, ti posso assicurare che “grattata via” la patina di occidentalizzazione che sembra permeare un po’ tutto, la storia, la cultura, le tradizioni e perfino i pregiudizi più forti e radicati nell’anima giapponese sono proprio lì… a ricordarti che tu sei e sarai sempre uno straniero, un gaijin..
Se ci si apre a questo mondo senza filtri e pregiudizi si può vivere un’esperienza meravigliosa, si può provare quel senso di stupore e meraviglia che forse ci ha accompagnato solo quando eravamo bambini. E’ una sensazione stupenda… Detto questo, a qualcuno che partisse consiglierei comunque di prepararsi (basta anche solo un’infarinatura generale) sui principali usi e costumi del Giappone, giusto per evitare qualche spiacevole figuraccia (mi viene da pensare all’assoluto divieto di soffiarsi il naso in pubblico!)


- Si pensa al giappone e viene subito in mente l'alta tecnologia.. ma forse non tutti sanno che è un paese ricco di tradizioni antichissime, dove e come si può percepire questa parte del paese?

 
Indubbiamente a Nara e Kyoto. Tanto Tokyo è la città dell’avanguardia, del futuro e delle nuove tendenze, tanto Kyoto è depositaria della cultura e della tradizione. Molto affascinante ad esempio è il quartiere di Gion dove si respirano le atmosfere di un Giappone che ormai si è perso e dove è più facile incontrare qualche rappresentante delle ormai rare, ma sempre raffinatissime, geisha e maiko cittadine.


- Giappone è anche manga/cartone animati... quasi ci si aspetta di andare a tokyo e vedere dragon ball in metropolitana.. viene fuori questa parte di cultura all'interno delle città?

In Tokyo è evidentissima, soprattutto in alcuni quartieri dove la cultura pop è meglio rappresentata (come Shibuya oppure Harajuku, nel cui parco si raccolgo giovani di tutti i tipi abbigliati secondo le tendenze più stravaganti ed eccentriche che si possano vedere in giro…. Si può dire però che tutto il Giappone risente di questa cultura “fumettistica” (brutto termine che però rende l’idea). Vale la pena di ricordare che in Giappone fumetti e anime per il 90% non sono destinati a un pubblico di bambini ma a una platea young adult/adulta. Accanto, infatti, ai classici fumetti del genere “school life” o “maho shojo” (termine che definisce i fumetti/cartoni con streghette, del tipo “Sailor Moon” etc.)ci sono tantissimi generi (che in Italia non arrivano nonostante l’impegno delle case editrici) rivolte a un pubblico adulto, sia per qualità del disegno che per tematiche trattate.
Detto questo, una volta che si è arrivati in Giappone basta darsi un’occhiata in giro per notare come la rappresentazione grafica di tipo “manga” è ovunque: dai cartelli di avviso di pericolo, alle spiegazioni su come far funzionare le carte telefoniche, fino alle gigantografie pubblicitarie riportate sulle pareti dei grandi magazzini. Qui in Italia troviamo, ad andar bene, qualche faccia vip del mondo della televisione. In Giappone troviamo i protagonisti degli anime del momento, i cui CD a volte sono i primi nelle classifiche locali. Da non credere, vero? 


- Qual è l’incontro o l’evento che più ti ha colpito.


L’incontro con un gruppo di studenti giapponesi delle medie, alla stazione di Kyoto. Si trattava di un gruppo di 4/5 ragazzi, che ci si è avvicinato e in un inglese un po’ stentato ci hanno chiesto se potevano farci una piccola intervista. Erano in gita scolastica in città e il professore di inglese, come compito, aveva detto alla classe di andare in stazione, fermare uno straniero e intervistarlo su cosa ne pensasse del Giappone. Ci hanno regalato dei bellissimi  origami e ci hanno chiesto l’email. Due settimane dopo il nostro rientro è arrivata un’email dal professore che ci ringraziava per aver aiutato i suoi studenti.


Ovviamente... commento libero...


Il mio sogno più grande? Poter tornare… se fosse possibile, preparerei le valigie anche ora. Spero, un giorno, di poter mostrare a mia figlia questo paese che mi è rimasto nel cuore.

      Eh… sì! Ci andrei a viverci!!!!    
 



Ringrazio Cristina per le sue risposte, e vi invito nel caso siate incuriositi di fare anche voi delle domande ci penserò io a recapitarle!!







 *Alla base della zuppa di miso c'è il dashi fatto con scaglie di tonnetto essiccato (katsuobushi) e una grossa alga chiamata konbu. Non serve l'aggiunta di sale, dato che il miso è già molto salato per sua natura. In questo brodo si dissolve la pasta di miso per avere la zuppa, a cui si possono aggiungere cubetti di tofu ed altre varietà di alga (wakame, per esempio).