martedì 19 febbraio 2013

CAPITOLO 8


Buongiorno a tutti,
in attesa della bufera che ci ricoprirà, così dicono, nei prossimi giorni, ci godiamo questo poco sole che fa tanto piacere vedere.
Qualcuno mi dice che finito SanRemo è praticamente primavera, ma io non ci casco.
Intanto per tenere la mente occupata e più lontana possibile dall'idea di freddo sto pensando a dove mi piacerebbe trascorrere qualche giorno magari a metà aprile per fare un regalo a mio marito per il suo compleanno. L'anno scorso siamo andati ad Edimburgo che è semplicemente meravigliosa, ve la consiglio assolutamente e gli scozzesi sono carinissimi.
Quest'anno c'è qualche ipotesi ma un pò più spartana vedremo come andrà a finire.
Intanto vi lascio con l'8 capitolo.
Buona lettura.

http://www.flickr.com/photos/corbyflo/sets/72157630837168518/


CAPITOLO 8


Anni di studi della maggiori università del mondo e nessuno ha mai scoperto perché il week end passa così in fretta mentre le giornate lavorative si trascinano con una lentezza esasperante come trainati da buoi stanchi.
Deve essere qualcosa legata alla relatività del tempo. Sarebbe meglio fare una seduta spiritica e chiederlo ad Einstein.
Il solo risultato era che due giorni erano volati e si ritrovava nuovamente ad imprecare contro la sveglia.
Il lunedì mattina era più duro di tutti gli altri giorni della settimana messi insieme.
Non era un luogo comune.
Arrivò  in ufficio, passò davanti all’ufficio della Scoglia, dove l’adesivo “sala riunioni” era stato eliminato ma non rimpiazzato.
Ricordò quanto accaduto venerdì mattina come se il week end fosse servito a riporlo in un angolo come la scatola degli addobbi natalizi.
La Pittima e la Spugna sedute alla scrivania che mettevano mani nel computer della Scoglia che era partita per Londra e sarebbe rimasta lì fino a martedì.
Sbirciò nell’ufficio come se si aspettassi di vedere dentro qualcuno.
Invece no. Le luci erano ancora spente.
Non fece neanche in tempo a togliere la giacca che il telefonò squillò.
« Buongiorno! Potrei parlare con la signora Pittima. Sono la dottoressa Spugna »
« Buongiorno! Sono Giulia »
« Oh, buongiorno Giulia! »
Era sempre stata gentile.
«Se attende vado a vedere se è arrivata! »
Solitamente arrivava molto presto ma sapeva che quella mattina non c’era perché non aveva ancora visto la sua testa fare capolino dallo schermo del computer.
Verificò per sicurezza.
Si diresse verso la scrivania e non la sorprese non vedere la sua faccia saccente china sulle carte.
Riprese la cornetta e comunicò all’interlocutrice che non era ancora arrivata.
«Mi fa richiamare?! Sono a casa, con la febbre il numero è 02.755582994 »
Le assicuro che avrebbe riferito il messaggio.
Era tornata prima da Londra. Se fosse rientrata venerdì avrebbe scoperto un simpatico quadretto nel suo studio.
Poco dopo la Pittima arrivò e le comunicò quanto appreso. Sembrava seccata.
Pensò per tutto il giorno a quanto accaduto venerdì.
“Quale motivazione potevano avere quelle due befane per stare in un ufficio che non era il loro e trafficare con un computer che non era il loro? Che volessero sabotarla?”
Aveva avuto da subito l’impressione che tra le due signore non corresse buon sangue. A dirla tutta non si dovevano proprio sopportare. Inoltre la Scoglia era lì da poco.
Magari era intervenuta in abitudini consolidate interrompendole.
Del resto la Pittima e la Spugna dovevano essere le padrone indiscusse prima dell’arrivo della Scoglia.
Non riusciva a togliersi dalla testa quella faccenda e non poteva parlarne con nessuno. Non si possono fare accuse senza prove.
“Prove?! Accuse?!” stava parlando come in un film poliziesco. E neanche di buona qualità.
Pensavo di essere in un libro di Grisham?
Si guardò intorno in cerca di ispirazione.



Francesca era troppo stupida ed odiava la Spugna con tutte le sue forze per dare un parere oggettivo. Inoltre era completamente pazza. Aveva, secondo quanto poteva capire lei non essendo un’esperta, una sindrome persecutoria.
Ogni tanto (almeno due volte al giorno) le si avvicinava di soppiatto chiedendo se avesse, per caso,  sentito qualcuno fare il suo nome. Immancabilmente le rispondeva di no . Non perché volesse proteggerla chissà da quale terribile verità, semplicemente nessuno si interessava a lei.
C’era la ragioniera. Era una persona in gamba (forse l’unica in quel pazzo circo).
Ma non sapeva nulla di lei.
Forse avrebbe potuto parlare con Donatella ed insieme sarebbero andate da Rosalba alla quale con non-chalance avrebbero fatto qualche domanda.
Come Dana e Fox di X-files. Chi era Dana e chi Fox?
Doveva pensarci su.

Appena uscita da lavoro chiamò Stef e si accordarono per vedersi.
Non attese molto nel pub che dalla porta vide entrare la sua amica, le fece cenno con la mano.
«Ciao! Ma cos’era quella voce da complotto con la quale mi hai chiamato?»
«Ciao! Siediti che ti spiego tutto! Ma  prima ordiniamo»
Raccontò tutto quello che avevo visto in ufficio venerdì (cioè poco!) ed in seguito tutte le sue supposizioni (tante!).
Stef la guardò seria e poi scoppiò a ridere.
« Mi stai prendendo in giro, vero? »
« No! »
Il tono dovette risuonare credibile perché smise subito di ridere e ritornò seria.
«Non stai scherzando? »
«No» ribadì seccata.
«Accidenti le tue accuse sono davvero…»
«Folli?! »
«No, stavo per dire forti! »
«Ti puoi fidare di … come si chiama la tipa che lavora accanto a te, quella mi sembra l’unica persona ragionevole lì dentro! »
«Donatella» aggiungendo il nome che le mancava «ci avevo pensato anch’io mi sembra in gamba anche se non la conosco ancora benissimo! »
Le espose l’idea di andare con lei da Rosalba e cercare di capire qualcosa.
Le sembrò una buona idea. Sempre ammesso che ci avesse visto bene.
Se Rosalba o Donatella non fossero state le persone che credeva, poteva fare la figura della pazza.
Rimase a pensare sopra l’insalata, come a cercare una risposta.
Decise di aspettare un po’ ed intanto si sarei guardata intorno.

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